Nel 2016, LKA, una compagnia indipendente italiana, con base a Firenze, si era fatta notare per un gioco dai temi forti e coraggiosi. The town of light, così si chiamava l’opera, portava il giocatore a confrontarsi con orrori reali, più spaventosi di ogni fantasia. Forte di una ricostruzione, maniacale e ridotta solo per motivi di budget, dell’ex manicomio di Volterra, il gioco era un’esperienza non da poco, emotivamente devastante, pieno di un coraggio unico per un prodotto che, sulla carta, sembrava il solito walk simulator horror. Attraverso gli occhi della protagonista, Renée, si compiva un vero viaggio nell’edificio, non solo esplorativo ma onirico, inseguendo i ricordi, frammentati, inventati o dimenticati, della ragazza.

La forza di The town of light era di far conoscere, attraverso un media popolare come il videogame, una pagina scura e dimenticata della nostra Italia, quella, appunto, dei manicomi. Non solo i cosiddetti pazzi erano rinchiusi in queste strutture, ma le persone scomode o non capite della nostra società. Così quelle donne, soprattutto loro, che non accettavano una società patriarcale, dalla quale era impossibile emergere senza essere madre e moglie devota, venivano buttate come stracci vecchi, inservibili, troppo complesse e fuori da un mondo ovattato di famiglie perfette e amorevoli. Così le lesbiche o gli omosessuali, le poetesse o chi dell’uomo o della donna si disinteressava, amanti della masturbazione, una pratica nefanda e contro Dio e la natura, loro, gli ultimi, i gigli scuri delle famiglie perbene, le Kennedy che nessuno vuole conoscere, erano nascoste dagli occhi della gente. Per loro, se pazzi non lo si diventava davvero, c’erano pratiche inumane, al pari degli esperimenti di Mengele, bagni ustionanti, elettroshock o lobotomia, allora sì, con la mente più leggera, che si poteva vivere.

 The town of light però, assolutamente degno di nota sul piano narrativo, era una discreta palla su quello videoludico: noioso, ripetitivo, con ambienti uguali, difficilmente lo si sarebbe giocato una seconda volta, troppo walk simulator in un periodo nel quale le lunghe camminate tediose si erano imposte come genere principe dei prodotti indipendenti.

Così lo si giocava quasi subendolo, eccezionale per i temi ma inadatto per un videogame che avrebbe richiesto un minimo di interattività per fare proprio un argomento così sfaccettato.

6 anni dopo, LKA ci riprova, con un prodotto simile, dai temi non differenti, ma nettamente superiore, Martha is dead.

Questa volta lo scenario è l’Italia del 1944, ancora come protagonista una ragazza, Giulia, che, fin dalle prime fasi del gioco, si trova a confrontarsi con la morte, non solo quella della sorella, la Martha del titolo, ma anche degli amici, travolti da una guerra, la seconda, che sta giungendo al termine.

Martha is dead è un gioco di apparenze che si svolge in più livelli di realtà, una realtà che la nostra Giulia vive forse immaginandola, forse vittima di abusi ben più grandi di quelli che ci vuole far vedere. Così attraverso l’occhio di una macchina fotografica possiamo, come in una sorta di Fatal frame declinato in Toscana, catturare non solo particolari nascosti del mondo circostante, ma veri fantasmi, echi di amori passati che grattano la tomba per palesarsi attraverso leggende infantili.

Chi è Martha e chi è invece Giulia sarà difficile da capire: tutto può essere tutto e tutto può essere niente in una rappresentazione a volte così cruda degli eventi da essere enfatizzata sul palco di una rappresentazione di burattini.

Dame del lago, la Morte con tanto di falce, mamma violente e omicide, cani bolliti vivi, feti bicefali abortiti, donne crocifisse mentre la guerra sullo sfondo fa nascere la bestia dall’uomo, siano tedeschi che partigiani: Martha is dead è questo e molto di più.

Stavolta LKA non si limita a mostrarci gli orrori, ma, almeno su PC e Xbox, ce li fa commettere. Così strapperemo il viso di nostra sorella con una lametta, così le apriremo la pancia con una forbice, in una rappresentazione così insostenibile e autardiana non solo della morte, ma della follia, da non avere paragoni forse in nessun altro media.

Si cammina molto anche stavolta, sentendo il peso di una storia che dura poche ore ma che possiamo dilatare settimane se esplorata tutta, ma stavolta l’elemento videoludico non è anteposto: tanti sono gli obiettivi e la storia è così intricata, densa di documenti, e cose da fare, che non ci si annoia mai.

LKA centra il bersaglio stavolta, sublimando le buonissime idee di The town of light in un’esecuzione, questa volta, d’incredibile maestria, ben calibrando la narrazione con le parti esplorative.

Gran lavoro poi, oltre alla magnifica grafica, lo fanno le musiche, d’atmosfera nelle parti horror e sorprendenti quando si ascolta un’azzardata versione di Bella ciao in uno slow lentissimo e emotivo, proprio durante una sequenza lirica che racconta di una guerra cannibale, capace di uccidere, divorare e massacrare indistintamente chiunque, qualsiasi divisa portino.

Martha is dead usa il linguaggio delle fiabe per quella che poteva essere l’ennesima introspezione nella mente di una donna, ma che si trasforma, quando ancora si parla di manicomi, nel grido d’aiuto di tutte quelle persone che si sentono sole e perdute e che non riescono a trovare, se non nella morte, la pace.

Crudele, romantico, disperato, questo videogioco dev’essere assolutamente boicottato nella versione Sony che lo svilisce e lo stupra, attua delle censure così inaccettabili e subliminali che sono un insulto non solo verso il lavoro di LKA, ma all’intelligenza del giocatore e all’arte come espressione d’ingegno emotivo dell’uomo.

Fa specie che, nel 2022, ancora l’idea di masturbazione debba essere oscurata quando fa parte della scoperta del corpo dell’essere umano, della sua sessualità attraverso la propria carne. Roba da medioevo che non vorremmo mai avere a che fare e che trova in Sony il suo inaspettato Torquemada.

 

Andrea K. Lanza

TRAILER

INFOBOX

Martha is dead

Data di uscita: 24 Febbraio 2022

Sviluppatore: LKA

Pubblicazione: Wired Production

Pattaforma: Steam, PS4, PS5, Xbox

Lingua: Ita (audio) Ita (testi)

PEGI 18+

CATEGORIE

Commenti

  • Denis

    Strano che Sony che in pratica ha costruito le sue fortune sui giochi pg 18, l'abbia censurato. Non hanno fatto nemmeno la patch per ripristinare le parti censurate?

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.