Caper in the Castro

Questo non è un game, ma un gayme” così recita la frase di lancio di questo avanguardista videogioco sviluppato a tempo perso da CM Ralph, una stilista con la passione per le storie mistery.

Caper in the Castro si rivela quasi subito un atto d’amore per San Francisco e la sua comunità gay, una città capace di fare sentire la donna non solo a casa, ma parte di una grande famiglia.

Nel 1988 mi ero trasferita dalla California del sud alla Baia di San Francisco. Ero così impressionata e grata per la libertà della comunità LBGT qui rispetto a quello in cui avevo vissuto prima. Volevo restituire qualcosa altrettanto amore e anche creare un modo per raccogliere fondi per il virus che ci stava decimando” raccontava CM Ralph in un’intervista.

Il titolo originale dell’opera era Charity Ware in quanto il disco, sviluppato per i sistemi Mac dell’epoca, non era a pagamento ma richiedeva una piccola somma a favore di un ente benefico dedicato alla causa dei malati di AIDS. D’altronde nel 1989 si era in piena pandemia e la comunità LGBT era stata decimata, terrorizzata da questa peste che sembrava avesse preferenza soprattutto per le donne e gli uomini omosessuali.

Il successo del gioco però ebbe una svolta soprattutto grazie ad un vetusto sistema di condivisione di file, i sistemi di bacheca elettronica (BBS), che consentivano la condivisione di programmi e informazioni tra computer tramite linee telefoniche.

Raccontava ancora la creatrice:

Sono stata avvicinata da questo ragazzo, e lui dice, sai, gestisco un sistema di bacheche elettroniche, un sistema di bacheche sotterranee a San Francisco e mi piacerebbe prendere il tuo software e metterlo lì in modo che le persone possano scaricarlo. È così che è finito sulla prima bacheca, e da lì è andato letteralmente in giro in modo organico. Ha attraversato gli Stati Uniti e poi è arrivato in Europa. Qualcuno l’ha preso laggiù ed è finito nei loro sistemi di altre bacheche elettroniche, e poi la gente laggiù lo stava divorando. Ricevevo telefonate, telefonate molto strane, a orari impensabili da persone, ti adoro, sei CM Ralph? Molte persone volevano solo ringraziarmi per questo, grazie per averlo fatto e grazie per averci intrattenuto… a un certo punto abbiamo indovinato che circa 250000 copie sono state scaricate in un periodo di, credo, cinque anni, ma, voglio dire, non avevamo modo di saperlo. Voglio dire, non lo sapremo mai davvero, ma è si è divulgato dappertutto“.

Caper in the Castro era un videogioco punta e clicca, con schermate semplici in bianco e nero ma con una caratteristica importante che lo distingueva da tutte le altre opere non professionali in circolazione: la scrittura. CM Ralph aveva disseminato l’opera con un umorismo travolgente, corrosivo e sopra le righe, sul modello di Maniac manson di Ron Gilbert. Durante i 40 minuti scarsi dell’avventura si respiravano le atmosfere da mistery noir anni 30 alla Chandler, un connubio tra omicidi e suspense ben calibrato e con una completa ambientazione gay con interi bar o locali a tema nel Castro, un quartiere di San Francisco conosciuto in tutto il mondo per essere il cuore della comunità gay. La protagonista era una detective lesbica intenta a trovare, in una corsa contro il tempo, una sua amica, la drag queen Tessy LaFemme, rapita e in pericolo di morte. Una cosa così innovativa e mai vista prima. Senza saperlo CM Ralph aveva creato il primo videogame a tema omosessuale.

Caper in the Castro era però un gioco settoriale, ma nessuno, bianco ed eterosessuale, si sarebbe mai permesso di scaricarlo. Pena non solo l’inferno ma anche la gayzzazione. O forse no.

CM Ralph riuscì a vendere lo stesso gioco ad una casa distributrice che ascoltata la trama decise di staccare un assegno alla programmatrice/stilista. Così Caper in theCastro fu venduto per corrispondenza a tutti, gay ed etero, ma senza che nessuno compisse miracoli. Il gioco si intitolava ora Murder on Mainstreet, e mostrava una detective etero alla ricerca di una modella scomparsa, Tessy. Anche i locali ora erano pieni di coppie uomo/donna e le battute erano prive di elementi LGBT. Così la programmatrice riuscì a vendere il suo gioco anche probabilmente ai razzistissimi conservatori statunitensi con la bandiera del Generale Lee e il santino di Reagan.

Ho preso Caper in the Castro e ne ho fatto una copia, e poi l’ho ripensato l’ho fatto dritto, non invertito come si dice tra gli etero… l’ho raddrizzato [risate], e ho tolto tutti i riferimenti gay. Ho tolto tutti i riferimenti a Castro, tutte le battute interne, tutto, e l’ho ribattezzato Murder on Main Street. L’ho venduto a Heizer Software e ho guadagnato, voglio dire, non molti soldi, ma ho guadagnato un reddito costante per molti anni grazie a quel programma. Mi ha sempre sconvolto il fatto che queste persone adorassero il mio gioco e lo comprassero senza avere idea che fosse in realtà un gioco LGBT [risate].”

Anche questo è genio.

Andrea K. Lanza

TRAILER

INFOBOX

Caper in the Castro

Sviluppatore/i: CM Ralph

Motore: HyperCard

Piattaforma/e :Mac OS pubblicazione 1989

Genere/i: Avventura punta e clicca 

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