The Nun II, film diretto da Michael Chaves, è il sequel di The Nun – La vocazione del male (2018), spin-off dell’universo horror di The Conjuring. È ambientato nella Francia del 1956, dove un prete viene trovato morto. Si tratta di un omicidio. Mentre il male inizia a diffondersi, sorella Irene (Taissa Farmiga) indaga su quanto accaduto. È così che la giovane suora scopre che dietro la morte del prete si nasconde un’entità malefica. Suor Irene capisce che dovrà affrontare ancora una volta la demoniaca suora.

Quanti danni ha compiuto James Wan al cinema del terrore da quando ha girato lil primo Conjuring? Proprio lui che si era fatto riconoscere per un pugno di titoli interessanti, lo stiloso Saw, lo sfortunato Dead Silence e il winneriano Death Sentence, si era analfabetizzato, era sceso come un diabolico Don Bosco a parlare il linguaggio dei tiktoker più giovani svilendo non solo il cinema , ma tutto il suo cinema, spogliato ora delle sue vesti come dopo uno stupro, violando la carne, la sacra carne del suo talento. James Wan, malese dall’indubbio genio per il cinema del terrore, con Conjuring guardava al precedente (e migliore) Insidious, ci riportava alla sua idea di terrore molto balagueriana, fatta di silenzi e spaventi improvvisi, ma nel profondo ne cambiava gli addendi involgarendo gli assiomi con uno spettacolo orrendamente da luna park, vuoto e senza spiraglio di intelligenza. Era il cinema del terrore 2.0 dove contano i salti sulla sedia non la trama, dove i personaggi parlano di cose che vedranno o faranno nel capitolo prima o nel prequel già in programmazione, un cinema che viene smembrato, serializzato, fatto a pezzi come ci ha insegnato lo streaming che, Taylor lo urlava ne Il pianeta delle scimmie, “Maledetti voi uomini!”.

Wan ad un passo da Aquaman ci ha mostrato il suo universo horror infuocando le platee di tutto il mondo e marvellizzando la forma con eroi che ora hanno il volto sofferto e sofferente di Patrick Wilson, lo stesso protagonista di Insidious, l’altra serie gemella, per incasinare il tutto. Ci vogliono libri, bigini, trattati scientifici per capirci qualcosa, per essere sicuri di non aver perso una puntata di questa serie che se fosse probabilmente sbarcata in tv avrebbe lo stesso schema di un film 8 e 50 alla cassa, grazie. Wan però sa girare, lo ha dimostrato con l’incredibile e baviano Malignant, lo dimostra quando non deve fare l’avido spillasoldi riprendendo Jason Momoa in tuta attillata nel coito post Snyder, quando, come il diavolo, gira una scena di terrore come solo lui sa fare nel Conjuring meno scemo, il due, quello che ha fatto conoscere bene e con successo il suo Valak dalle vesti da suora. Dove però James fallisce è nell’affidare a talenti meno validi di lui il suo universo horror. Il suo regno senza di lui, anche nella forma da decelebrati new millennials, è un regno senza re, al pari di Excalibur, di Lancilotto che si sveglia tra lo sgomento e il disperato dopo il sesso con Ginevra, diviso dal suo re dalla spada di Camelot. Così abbiamo avuto i John R. Leonetti che girano Annabelle come si girerebbe uno spot del Parmacotto, i The nun che con la regia di Corin Hardy sono così lenti e noiosi che nulla serve lo scenario bellissimo della Romania. Certo Annabelle 2 è bello, ma per bilanciare c’è un tre che sembra la versione horror di Scooby Doo, una Llorona che ricorda il rave ignorante che facevi da ragazzo impasticcato, tutto rumore e casino, tutto cinema che un tempo, ai bei tempi dei capelli selvaggi, sarebbe passato in vhs, indolore e senza budget, ma che ora in questi tempi tapini fa miliardi su miliardi. Che miracolo, signora mia.

The nun 2 fa peggio se è possibile del primo, non riesce ad usare i suoi personaggi con cognizione di causa, vive una sceneggiatura inconcepibile e si perde in 110 minuti che sembrano 240. Taissa Farmiga è sempre bella e fragile, ma qui, affiancata da una consorella di colore, ribelle nelle premesse ma presto dimenticata a mo’ di macchietta sullo sfondo, non riesce ad emergere. La regia di Michael Chaves, suo il delitto della Llorona, è anche efficace, ma non riesce ad amalgamarsi ad un pasticcio che butta in scena, come vuole la regola dei seguiti, più cose, più Valak, più indemoniati, più orrore, come un panino di Gianni lo zozzone con gli ingredienti a caso, senza cognizione di causa pregando Dio di avercelo il Brioschi a casa.

Così non capisci perché la sceneggiatura divida prima le due storie principali, quella di Suor Irene e quella dell’indemoniato Maurice, poi perché scinta, come una delle regole di Scream, i gruppi in due avventure separate da videogame PS2, uno contro il caprone umano che è meno veloce delle sue vittime, uno contro Valak con la guest star della nipote di Santa Lucia che usa una reliquia non diversamente dalle guerriere Saylor. Tutto questo perché Chaves non riesce a gestire l’azione con l’aggravarsi imperdonabile del grottesco di due eventi ravvicinati che sembrano svolgersi in due luoghi lontanissimi. “Dov’è mia figlia?” chiede la madre all’improvviso dopo ore che è senza di lei in un effetto ridicolo di rara imbecillità narrativa.

È da buttare questo The nun 2? Verrebbe voglia di dire di sì ma qualcosa ancora lo salva, soprattutto un paio di sequenze di efficace impatto come un prete che brucia o una serie di riviste che formano la figura demoniaca di Valak. Bisogna essere di bocca buona però perché questi film sono al pari dell’umido, dopo un po’ puzzano, non ricordano neppure la loro forma originaria, sono schifezze che portano blatte, vermi e malattie. Alla fine non indecente, non cinema, ma inutile sì, di un brutto inerme e coglione che ti ladra pure 8 euro e 50 mentre i ragazzini urlano e tu imbianchi, inesorabilmente imbianchi in attesa della cometa.

Andrea K. Lanza

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CAST & CREW

The nun 2

Regia: Michael Chaves

Interpreti: Bonnie Aarons, Taissa Farmiga, Anna Popplewell, Storm Reid, Jonas Bloquet, Katelyn Rose Downey, Anouk Darwin Homewood Paese: USA Distribuzione: Warner Bros. Italia Sceneggiatura: Ian B. Goldberg, Richard Naing, Akela Cooper 

Durata: 110 min.

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Commenti

  • Denis

    Di Wan salvo solo Final Destination, Death Sentence e Insidious. Aquaman e un baraccone affondato in un caledeiscopo di CGI da mal di occhi se la guardi a casa in bluray dopo ci vuole un collirio. Leonetti non era il direttore della fotografia di Poltergeist? Ginevra dopo aver trombato Lancillotto se e fatta suora

    • Andrea Lanza

      Quello di Final però è James Wong, quindi ne salvi uno in meno.

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