Sette scialli di seta gialla

Nei primi anni ’70 la “trilogia degli animali” di Dario Argento (L’uccello dalle piume di cristallo, Il gatto a nove code e Quattro mosche di velluto grigio) ha sancito l’inarrestabile esplosione ufficiale dei film gialli all’italiana. Con tutti i titoli che hanno sfruttato la formula del genere, è normale che qualche pellicola sia finita nel dimenticatoio. Una di queste è Sette scialli di seta gialla, firmata da Sergio Pastore e uscita nelle sale nel 1972. Non avrei mai sentito parlare di questo film, se non fosse stato per un tentato pignoramento, e per giunta errato, dei beni di mio nonno – omonimo del regista – a parte delle autorità a Napoli nei primi anni ’60. Questo equivoco tanto esilarante quanto assurdo è la ragione per cui il mio cognome è stato ripristinato per completo all’anagrafe, ma questa è tutta un’altra storia.

Girato in esterni a Copenaghen e per gli interni a Roma, Sette scialli di seta gialla segue le vicende di Peter Oliver (Antonio de Teffé, noto anche come Anthony Steffen), un musicista cieco che origlia per caso una conversazione sinistra nei pressi di un tavolo vicino a lui in un ristorante, durante una serata malaugurata. La mattina dopo viene rinvenuto il cadavere della sua amante: una modella ambiziosa che lavorava in un atelier prestigioso. Mentre un ispettore (Renato De Carmine) investiga su un’intricata rete di ricatti che coinvolgono i colleghi della vittima e i suoi dirigenti (Giacomo Rossi Stuart e Sylva Koscina), il musicista indaga per conto proprio con l’aiuto di un suo fedele assistente (Umberto Raho, lo stesso de L’uccello dalle piume di cristallo) e di una ex compagna (Shirley Corrigan). Intanto le vittime iniziano ad aumentare. Gli indizi per svelare il mistero sono l’atelier, un gatto nero, una donna misteriosa vestita di bianco (Jeanette Len, pseudonimo di Giovanna Lenzi) e degli scialli di seta gialla rinvenuti sui luoghi del delitto.

Si notano subito gli intenti sfruttatori del progetto, grazie al titolo scioglilingua, la presenza di un personaggio principale cieco, un felino famelico (due elementi in comune con Il gatto a nove code) e un killer con cappotto scuro e guanti neri. Distribuito anche all’estero, per giunta con il titolo The Crimes of the Black Cat, il film sembra non provare quasi per niente a impiegare elementi originali, soprattutto se si considera la musica soul di Manuel de Sica (non troppo distante dalle atmosfere di Shaft) e una “certa” sequenza nella doccia, che cerca di mascherare il plagio cimentandosi in un gore iperbolico morbosamente preannunciato in forma di meta-cinema in una scena precedente, che si svolge al banco di montaggio durante la postproduzione di una finta pellicola horror. Tra gatti anche fin troppo finti gettati alla macchina da presa, zoom ripetuti per tre volte sulle vittime come nei primi videoclip anni ’80 e inquadrature caleidoscopiche di manichini, si tratta di un piatto esercizio di stile fine a sé stesso, ma sorprendentemente realizzato con mezzi decenti.

Sylva Koscina, che qui interpreta la fredda proprietaria dell’atelier al centro dei delitti, ha un volto che vuole a tutti i costi risplendere nella fotografia piatta ma funzionale di Guglielmo Mancori. Inoltre, sono introdotti alcuni finti spaventi (es: il dottore che entra nella stanza d’ospedale di una delle vittime) e falsi indizi visivi (es: i guanti neri di uno dei personaggi) che rendono un po’ meno scontata l’esperienza di visione. I momenti davvero salienti, però, arrivano nel terzo atto, quando la cecità del protagonista Oliver viene messa alla prova. Dapprima questa è sfruttata contro di lui in un’imboscata presso una vetriera piena di fossi e strapiombi, ma poi diventa un’arma a suo vantaggio durante la resa dei conti con l’assassino in un appartamento al buio.

In fin dei conti, Sette scialli di seta gialla aveva tutte le carte in regola per essere uno di quei scempi imbarazzanti di serie Z talmente brutti da essere belli. Eppure, grazie ad alcune trovate, il film con grande sorpresa raggiunge uno standard di qualità…sufficiente.

Spero proprio che questo film non abbia causato altri pignoramenti.

 

Dario Pastore

TRAILER

CAST & CREW

Titolo originale: Sette scialli di seta gialla

Anno: 1972

Regia: Sergio Pastore

Cast: Anthony Steffen, Sylva Koscina, Shirley Corrigan, Giacomo Rossi Stuart, Renato De Carmine, Umberto Raho, Jeanette Len, Annabella Incontrera, Isabelle Marcall

Altri titoli: “The Crimes of the Black Cat” (internazionale)

Durata: 95 minuti

 

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