L’Esorcista II: L’Eretico

Dopo aver portato a cassa 440 milioni di fogli verdi con sopra facce di ex presidenti defunti ai botteghini di tutto il globo, dieci candidature agli Oscar e due statuette (miglior sonoro e miglior sceneggiatura non originale), L’esorcista non era più solo un film ma un fenomeno di costume. Un seguito? Potete scommetterci la vostra minestra di piselli verde preferita!

A differenza di oggi, dove i film se arrivano in sala ci restano dalla sera alla mattina, negli anni ’70 i film venivano proiettati anche per mesi nelle sale, figuriamoci una macchina macina soldi come L’esorcista di William Friedkin, ecco perché tra questa ragione e la pre-produzione piuttosto lunga, il seguito arrivò relativamente tardi, solo nel 1977, ma con una mobilitazione di uomini, donne e mezzi notevole. Il secondo capitolo venne affidato a un grandissimo come John Boorman, che si impegnò davvero molto per tentare di replicare il successo del primo film, portandosi dietro anche i suoi pretoriani, ad esempio l’attore Ned Beatty, che compare in un piccolo ruolo di pilota di aerei. A proposito di grandi nomi, la colonna sonora venne affidata al Maestro Ennio Morricone, giusto per darvi un’idea della serietà con cui venne affrontato il progetto. Il cast poi era davvero di primo livello: Linda Blair non poteva mancare così come Max von Sydow, mentre i nuovi arrivati sono nomi di tutto rispetto come Richard Burton e Louise Fletcher. Non proprio pizza con i fichi, ecco.

Intervistato da Josh Olson e Joe Dante, durante la trasmissione “The movies that made me”, Friedkin ha racconta di essere stato invitato a vedere il film mentre si trovava nel laboratorio di sviluppo della Technicolor. Vi riporto le sue parole: «Uno che si occupava dei timer mi disse “abbiamo finito L’esorcista II: l’eretico, ti andrebbe di dargli un’occhiata?”. Non so perché, ma ci andai. Mi sono seduto e ne avrò visto sì e no circa 40 minuti: É stata la cosa più merdosa che abbia mai visto in vita mia. Era un obbrobrio vergognoso e… Dio mio, che razza di cast aveva: Richard Burton, Max von Sydow, Louise Fletcher, Linda Blair e James Earl Jones! Sono stati i peggiori 40 minuti che abbia mai visto. Sul serio». Insomma, il vecchio Billy non le manda a dire, ma sta di fatto che per un decennio sembrava essere calata la pietra tombale su ogni possibilità di ulteriori seguiti, almeno per un periodo piuttosto lungo. Il risultato finale? Differente dal capostipite per più di una ragione, come vedremo più avanti, ma soprattutto nei risultati, perché nel 1977 lo sport più in voga probabilmente era esibirsi nella pernacchia più lunga nei confronti di questo film, specialità vinta a mani basse proprio da William Friedkin.

La storia comincia pochi anni dopo gli eventi del primo film, Regan MacNeil (Linda Blair) è cresciuta, si diletta con il tip tap e va regolarmente in analisi dalla sua psicologa la dottoressa dott.ssa Gene Tuskin (Louise Fletcher), che se ci pensate è normale che l’ex cattivissima infermiera Mildred Ratched, sia l’unica con abbastanza pelo sullo stomaco per avere in cura la posseduta più famosa della storia del cinema. Il povero John Boorman ha fatto più volte pubblica ammenda riguardo a questo film, Linda Blair lo ha definito il più grande passo falso della sua carriera, e qui lo dico con enorme rispetto alla mitica Linda, parliamo di una che ha recitato in roba al limite del porno. L’esorcista aveva scosso troppe coscienze, ma era indubbiamente un grande film, quindi il suo meno fortunato seguito si è beccato tutto il livore accumulato negli anni dal fratellone maggiore. Meritato? No, perché malgrado gli evidenti difetti del film (tanti!), Exorcist II – The Heretic ha provato strade diverse.

Per indagare sulla strana morte di Padre Merrin, viene invitato Padre Philip Lamont (Richard Burton) discepolo di Merrin, che pronti via, subito dopo i titoli di testa sulle note sinistre del Maestro Morricone, vediamo cercare di salvare una posseduta, che finisce per darsi fuoco con una candela e degli effetti speciali caca boudin, per dirla con raffinatezza. Bene ma non benissimo come inizio. Intanto, tra i corridoi della Sacra Romana Chiesa non manca il fermento, la morte di Padre Merrin ha sconvolto tante persone, già qualcuno lo definisce un eretico per aver anche solo pensato che il male, l’anticristo, insomma la concorrenza, potesse essere più potente del CEO del Vaticano, il Numero Uno. Così abbiamo anche spiegato il sottotitolo del film, che per una volta non è un’invenzione della distribuzione di uno strambo Paese a forma di scarpa, se invece vi state chiedendo se qualcuno in questo seguito si sia minimamente preoccupato del destino di Padre Karras, Picche!

Ovviamente la seduta riattiva qualcosa, fosse anche solo il montaggio alternato di John Boorman che ha dovuto sudare sette camicie per sovrapporre Linda Blair alla sua controfigura truccata da posseduta, perché l’attrice si è rifiutata di sottoporsi ancora alle lunghe sedute di trucco (storia vera). Il tentativo di portare avanti il discorso di scienza contro religione è rappresentato appunto dalla dott.ssa Tuskin e da Padre Lamont, che però finiscono per collaborare: l’ideona è quella di una seduta di ipnosi, con elettrodi sul capo e lucine intermittenti tipo albero di Natale, per far regredire Regan fino al giorno del suo esorcismo, in modo da carpire da lei qualche informazione chiave sugli ultimi momenti di vita di Padre Merrin. Che poi sarebbe un po’ come dire: sei sopravvissuto miracolosamente a un incidente aereo? Ti carico a forza su uno sbilenco deltaplano.
La regressione ottiene qualche risultato, l’indizio porta dritto in Africa, ed è qui che aver truccato Max von Sydow da anziano per il primo film si è rivelata nuovamente una scelta azzeccata, perché al grande attore svedese è bastato recitare senza trucco per sembrare in automatico una versione più giovane del suo personaggio, per certi versi quello che Ridley Scott ha fatto con Guy Pearce in Prometheus (2012), solo che qui il trucchetto funziona.

L’indagine di Padre Lamont passa attraverso una rappresentazione dell’africa spesso al limite dello stereotipo, tutta alla ricerca di Kokumo, il bambino salvato da Merril durante il suo esorcismo africano, che cresciuto è diventato…Re Joffy Joffer! No, sul serio, vi sfido a restare seri durante l’entrata in scena del grande James Earl Jones in questo film, se riuscite a non pensare a Il principe cerca moglie (1988) siete diventati in automatico le mie eroine e i miei eroi del cuore. I flashback con Max von Sydow sono spudorati: vediamo il prete affrontare le famigerate cavallette attratte dal male e il bambino africano posseduto, che chiede all’esorcista: «Chiamami con il nome del mio incubo», ma invece di chiamarlo “Seguito di un film molto famoso”, Merril lo chiama Pazuzu, molto più chiaramente di quanto non facessero nel film di Friedkin, perché è qui che scopriamo che Pazuzu è anche noto come il re degli spiriti maligni dell’aria. Le cavalette sono gli araldi del suo arrivo, anche se per raggiungere il “momento spiegone” bisogna sorbirsi tutta la lunga, lunghissima, parte in Africa che ha parecchi momenti che stridono.

Infatti il finale è una corsa verso la casa di Washington della ragazza, quella del primo film, con una scena in stile L’aereo più pazzo del mondo (1980), che per fortuna dura troppo poco, un minuto in più e saremmo scivolati subito in zona parodia involontaria. Dalla sua trasferta a “Zamunda”, Padre Lamont capisce che esiste una “buona locusta”, quella capace di opporsi alla mentalità da sciame di Pazuzu, e con ben poca eleganza, giusto per farlo capire anche all’ultimo degli spettatori in sala seduto a masticare rumorosamente pop corn aspettando utilizzi impropri di un crocefisso, John Boorman sfuma su Linda Blair, in modo che sia chiaro che colei che può opporsi al male è proprio Regan. In quel momento Lamont realizza che molti degli esorcismi finiti male della sua carriera erano il piano di conquista globale di Pazuzu, per far fuori la concorrenza. Ecco quindi che l’anima di Regan resta l’ultima battaglia per il demone.

Il finale non è nemmeno un esorcismo vero e proprio, ma una spettacolare scena di devastazione, in cui la casa viene devastata a metà perché a ben guardarlo, L’esorcista II – L’eretico contiene anche dei momenti da film di Genere niente male. John Boorman non è certo l’ultimo della pista, ma questo secondo film ha scelto di approfondire l’origine del male, invece di applicare la solita regola aurea dei seguiti (uguale al primo, ma di più!) e per certi versi io questa coraggiosa scelta suicida la apprezzo.

Ci ha provato John Boorman, autore di classe e con la schiena dritta, che si è preso una rogna mai finita accettando questo seguito, ma anche più pernacchie del necessario, perché portare avanti la saga di Pazuzu non è certo un affare semplice, non lo è mai stato per nessuno. Sì, perché trovo significativo che il seguito ufficiale del film che ha dato inizio a tutto, sia stato anche quello che ha provato a sganciarsi da tenere ragazzine vestite di azzurrino legate alla testiera del letto ed esorcizzate mentre dicono parolacce a mandano tutti a…immagino ve lo ricordiate. Un modello creato da William Friedkin da cui il cinema horror, ancora oggi, non è mai riuscito ad allontanarsi o forse non ci ha nemmeno mai provato per davvero.

 

Cassidy Plissken

TRAILER

INFOBOX

Titolo originale: Exorcist 2 – The Heretic

Anno: 1977

Regia: John Boorman

Sceneggiatura: Rospo Pallenberg, William Goodhart

Interpreti: Linda Blair, Richard Burton, Louise Fletcher, Max Von Sydow, James Earl Jones

Durata: 110 min. / 118 min. (Versione originale)

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