Robot holocaust (I robot conquistano il mondo)

In questi ultimi anni siamo stati testimoni dell’ascesa incontrollabile di una pletora di giovani opinionisti cinematografici. Grazie a YouTube, infatti, chiunque può dire la sua, creando video ad hoc dove esprimere giudizi su film vecchi e nuovi oppure stilare classifiche di saghe. Ovviamente è una questione di quantità più che di qualità, soprattutto per il fatto che quasi nessuno di questi creator si definisce mai “critico”, nonostante sia esattamente quello che fanno. Ma si sa, da grandi poteri derivano grandi responsabilità e quindi definirsi tali significherebbe non avere più il culo parato quando si sparano sciocchezze. Naturalmente, per la legge dei grandi numeri, qualche mosca bianca c’è e ben venga guardare i suoi video, tuttavia per la maggior parte delle volta ci tocca sentire le solite trite, ritrite, stancanti e ridicole tiritere: dall’amatissima parola “trash” ai più mainstream “americanata” o “sfottò vari a Michael Bay”, da insindacabili gusti personali che diventano verità assolute a paraculaggini varie per assicurarsi più iscritti. In fondo non c’è nulla di male, ognuno cerca di portare a casa la pagnotta come può, non fosse che la baldanzosità dello sfottò a ogni costo è tanto facile quanto, ormai, imbarazzante.

 

Intendiamoci, quando un film è pessimo, pessimo resta, sia che venga riscoperto come cult, sia che a interpretarlo ci sia la versione “sbarbatello” di un attore o attrice poi divenuti famosi. Tuttavia scansare la faciloneria di certi giudizi è un atto d’amore verso il Cinema, anche quando i suddetti giudizi ti dicono che Robot Holocaust è un brutto film. Insomma, lo sappiamo tutti, non è un mistero e soprattutto è come sparare sulla croce rossa. Ma il punto è un altro: è semplicissimo dire che il film è terribile, farsi due risate dando dell’idiota al regista e riempirsi la bocca di “trash”, più difficile è articolare con cognizione di causa il perché è così e rendersi conto che, nonostante tutto, Robot Holocaust è lo sciagurato figlio legittimo di un’epoca dorata. Uscito nel 1987, scritto e diretto dal super prolifico Tim Kincaid, I robot conquistano il mondo, titolo nostrano, rappresenta il rovescio della medaglia di opere come Terminator. Il film di James Cameron, 1984, dà uno scossone alla fantascienza e da quel momento in avanti se ne vedranno delle belle, o meglio delle brutte, a tema cyborg e apocalisse robot. Ecco, Kincaid si inserisce in questo filone e costruisce un poverissimo esempio di come l’artigianalità fai-da-te possa porsi al servizio delle idee. E lo possa fare nel modo più assurdo e divertente possibile.

Robot Holocaust in fondo è tutto qui, in quello che nei dolceamari anni ’80 si poteva fare con un budget da disoccupato e strumenti trovati nei sacchetti di patatine. Ma ecco cosa il film di Kincaid ha in più di tante altre produzioni milionarie attuali: becera e sciagurata fantasia. Questo lo rende un bel film? Assolutamente no. Ma volete sapere perché Robot Holocaust è considerato involontariamente comico e uno dei peggiori post-atomici? Kincaid scrisse una sceneggiatura raffazzonata e adatta a un budget nettamente superiore a quello che possedeva. Le scene appaiono spesso sconclusionate, tra personaggi che si limitano a essere macchiette stereotipate e un’inesperienza artigianale che sfocia in mani guantate da calzini che si fingono vermi mangia uomini. Sospensione dell’incredulità, prendi questa! Ogni cosa è posticcia: i costumi da villain dei Power Rangers, le pochissime e misere location che dovrebbero dare l’idea del post apocalittico, la risibile messa in scena di combattimenti o semplici dialoghi, data la nulla capacità recitativa di ogni interprete. Probabilmente si farebbe un favore alla decenza buttando tutto nel cassone dell’umido e salutando il netturbino con un fazzoletto bianco. Ma si farebbe un piccolo torto a un divertissement da pizza e birra con gli amici. Robot Holocaust è orrendo, sì, ma come tanti prodotti di quella decade croce e delizia dei cinefili è anche un divertimento puro e semplice, tanto per palati avvezzi al miserabile cinematografico quanto per quelli che vogliono solo passare una serata in allegria. Le scene assurde, i costumi da sagra della salsiccia, gli effetti speciali quanto il Gesù immortalato dai Griffin, prendete tutto questo per il verso giusto e non avrete più solo giudizi banali così ovvi da far sbadigliare, ma anche un pezzetto di eighties purissimo. C’è un tempo per la raffinatezza e uno per la goliardia, l’uno non esclude l’altro. Basta solo spogliarsi dal costume di Capitan Ovvio, evitare il semplicismo e accettare che, a volte, il Brutto è un formidabile antidoto allo stress dell’esistenza.

Manuel “Ash” Leale

TRAILER

CAST & CREW

Anno: 1986

Regia: Tim Kincaid

Sceneggiatura: Tim Kincaid

Interpreti: Norris Culf, Nadine Hart (Nadine Hartstein), Joel Von Ornsteiner (J. Buzz Von Ornsteiner), Jennifer Delora, Andrew Howarth, Angelika Jager, Michael Downend

Durata: 79 min.

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