Ben 17 anni sono passati da quando un certo Zachary Edward Snyder, un signor nessuno che si era fatto strada nel mondo dei videoclip, si affacciò al mondo del cinema con un prodotto, a detta di molti, arrogante, ambizioso e creato ad hoc per fare incazzare il fandom più duro del cinema horror. Gli stessi ciechi “idioti dell’orrore” che, tempo prima, avevano giurato morte certa a Paul W. S. Anderson per aver preso il posto di George A. Romero in Resident Evil. Zack Snyder, non ancora Zack Snyder, si immolò per tutti noi che cercavamo e richiedevamo a gran voce un bel film sui morti viventi, prima che il genere si saturasse con The Walking dead, e inaspettatamente lo girò. Dawn of the dead era quello, un bel film: un gran ritmo, una sceneggiatura ispirata di un James Gunn non ancora James Gunn, sangue, splatter bello tosto, zombi che richiamavano anche ai Fulci di De Angelis, e fanculo alle farneticazioni di critici come Mauro Gervasini, vecchi tromboni ancora giovani all’epoca. Volere altro era volere Zombi, l’originale, bellissimo, inarrivabile capolavoro politico ed emotivo di George A. Romero, ma Snyder, era chiaro fin dall’inizio con quell’incipit apocalittico di rara bellezza, non assomigliava a nessuno. Il cinema di Snyder era, anche agli albori, un cinema particolare, autoriale, capace di essere deliziosamente popolare mantenendo una cifra stilistica unica, ancora timida forse ma che sarebbe esplosa presto nei successivi (e stupendi) 300, Watchmen e, soprattutto, quel musical bizzarro e folle di Sucker Punch, il sogno bagnato per ogni nerdoso fan del cinema d’azione.

Da quel 2004 ne sono passati, come detto, 17 anni, e da allora molti hanno provato a rifare Dawn of the dead con esisti disastrosi come Steve Miner, grande regista perso in produzioni disastrate, con Day of the dead nuovo millennio che scippava pure un attore di Snyder, Ving Rhames, per far pensare ad un numero 2 ufficiale ma poi si perdeva in cialtronate a pilota automatico, il discount che imita il grande supermercato. D’altronde come ci insegnava lo stesso Ving Rhames nel cult La casa neraHo mandato un bambino a fare il lavoro di un uomo”, le scelte sbagliate portano a conseguenze sbagliate.

Lo stesso Snyder accarezzò, subito dopo Dawn of the dead, un seguito, e quelli erano i germogli per Army of the dead: una rapina, l’invasione zombi e un action che si amalgamava con l’orrore. Non si fece allora, si tentò con la regia di Matthijs van Heijningen Jr. di portarlo avanti con l’Universal sempre a produrre, ma il progetto morì. Poi nel 2019 un rinato Zack Snyder, dopo il grave lutto per la morte della figlia Autumn, suicida, si riappropriò di quella vecchia idea con la forza e il vigore di un malato terminale davanti alla vita.

Se Justice League era un film sul superamento di un lutto, Army of the dead parla del rapporto tra un padre e una figlia in uno scenario zombi, un rapporto distrutto e forse impossibile da ricucire ma che per un’ultima volta, in una missione forse suicida, acquista un romantico senso di speranza. La morte di Autumn, ancora una volta, come le riprese abbandonate del suo precedente film, è sopra ogni cosa, centrale anche nella canzone scelta, Viva Las Vegas nella versione di Alisson Crown, la stessa cantante amata dalla ragazza, la voce che chiudeva, funebre e commovente con la sua Alleluja quasi a cappella, l’opera più sentita di Zack Snyder.

Army of the dead non è Dawn of the dead del 2004, i 17 anni si sentono tutti, sono cambiate le mode, gli spettatori e anche il mezzo di fruizione. Se Dawn usciva nei cinema, Army viene lanciato diretto su Netflix con i suoi 148 minuti che volano veloci e una grammatica cinematografica che, nel tempo, si è evoluta in virtuosismi tecnici, ma soprattutto in uno stile definito e definibile, quello del regista. Non più l’anonimo Zachary Edward Snyder ma un regista amato e odiato, Zack Snyder, un poeta, un guerriero con la macchina da presa, tacciato di essere “l’anticinema” da un gruppo di scappati di casa che infestano internet, i forum, i blog, gli stessi che, malgrado fottesega tipo Pierino che fa le scoregge sotto il banco e ride, avevano tempestato di shitstorm il bellissimo Last of Us 2 perché reo di avere ritratto con sentimento, uuuuuu paura per il mondo etero, le lesbiche e i transgender.

Army of the dead inizia magnificamente citando il classico Il ritorno dei morti viventi di Dan O’ Bannon in chiave on the road, con un dialogo tra due soldati sul carico trasportato. Un po’ di sesso estremo tra due novelli sposini, un blowjob su un’auto sfrecciata a grande velocità, causa il disastro, l’incontro/scontro con il furgone militare, e l’inizio di una catastrofe che porterà Las Vegas ad essere invasa da una miriade di morti viventi.

Pochi minuti essenziali, densi di ironia, aprono a una magnifica sequenza di titoli che ci fanno respirare l’inizio dell’apocalisse zombie con Elvis coreani, stripper risorte e un’aria di epicità da grande kolossal horror, di sangue, lacrime e proiettili. Sono qui concentrati i momenti Zack Snyder, i ralenti esasperati, che ritroveremo poche volte in una pellicola titanica ma mai eccessivamente estetizzata come il nostro ci ha abituato nel passato. Army of the dead è un concentrato di citazioni pop, dal plot che ricorda il classico Fuga da New York ai videogiochi horror che hanno fatto la storia del genere, House of the dead con le sue sparatorie da sala giochi, Dead island ripreso nei titoli di coda come modello, e Silent Hill con le sue infermiere manichino che sembrano ispirare almeno una sequenza clou dell’opera, quella degli zombi addormentati.

Però soprattutto Army of the dead è l’Aliens scontro finale di Zack Snyder, con lo stesso schema ripreso in chiave rapina, e con persino un cattivo a tutto tondo che non può non ricordare il mellifluo Paul Reiser traditore infame, al pari del Dennis Nedry sovrappeso di Jurassic Park, per noi ragazzi degli anni 90 figli degli 80. In 148 minuti c’è un po’ tutto il cinema popcorn di Netflix che ambisce di essere cinema puro, meglio del precedente lavoro di Michael Bay, Six underground, completo finalmente nel suo essere finalmente un film vero e non uno spottone edonistico ad uso e consumo di un regista che deve fare vedere quanto grosso ce l’ha.

Army of the dead è cinema scacciapensieri ma esaltante, un cinema popolare che sempre meno tende a (r)esistere in un panorama di grandi capolavori pretestuosi e velleitari. È cinema sbarcato in tv quasi lo vedessimo in vhs, un horror disimpegnato ed esaltante, cafone nelle sparatorie ed esplosioni alla John McTiernan iperreale del sottostimato Last Action hero, è l’applauso che scatta quando vedi questi eroi votati alla morte, come in una puntata nightmare di A-team, che prendono a cazzotti dei gargantuelici mostri. Ecco che Army of the dead, con la sua tigre putrefatta “perversa”, i suoi 90 milioni che permettono una legione di zombi non da poveracciata Asylum, la sua sexy regina dei morti viventi, il finale aperto a un seguito, e sequenze da wow e strawow come non se ne vedevano da tempo in un action, è un film unico e imperdibile.

Poi potete odiarlo perché a voi Snyder vi ha guardato male la mamma, perché Netflix è il male e lo chiamate Merdflix, perché semplicemente siete scazzati dalla pandemia, dal lockdown e allora odiare, come dice Celentano, “è di moda”. Liberissimi. Ma se vi togliete la tunica da critici togati di stocazzo con tanto di scopa nel culo, beh c’è da divertirsi.

Andrea K. Lanza

TRAILER

CAST & CREW

Army of the Dead

Regia: Zack Snyder

Soggetto: Zack Snyder

Sceneggiatura: Zack Snyder, Shay Hatten, Joby Harold

Produttore: Zack Snyder, Wesley Coller, Deborah Snyder

Musiche: Tom Holkenborg

Interpreti: Dave Bautista, Ella Purnell, Omari Hardwick, Ana de la Reguera, Theo Rossi, Matthias Schweighöfer, Nora Arnezeder, Hiroyuki Sanada, Garret Dillahunt, Tig Notaro, Raúl Castillo,Huma Qureshi, Samantha Win, Richard Cetrone, Michael Cassidy

Anno: 2021

Durata: 148 min 

Disponibile: Netflix

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Commenti

  • Lucius Etruscus

    Eccomi a salutare il nuovo Malastrana, e contento che anche tu abbia notato una "leggerissima", ma proprio appena accennata, somiglianza con "Aliens". Diciamo che ci sono battute ricopiate identiche e personaggi copia-e-incollati, ma non sembri una critica: copiare da "Aliens" è cosa buona e giusta e tutti dovrebbero farlo ^_^

    • Andrea Lanza

      Pensa a quel grandissimo ripoff di Aliens che è Leviathan di George Pan Cosmatos!

  • Denis

    Mai capito perchè e cosi tanto criticatao Snyder per me è un genio, poi assonnano Denis Villeneuve che la quintessenza del cinema annoiante. Pensa che nel pay per view della WWE in un match tra Miz ( una vera pippa sul ring ma gia una moglie da cecità istantanea Maryse) e Damien Priest vince quest'ultimo con infine Miz che viene portato via dagli zombie e "divorato" per fare da spot al film. Comunque su Italia 1 hanno passato Killing Bird ma era titolato Raptors e forse uncut

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